Entro il 20 febbraio la società partecipata per la raccolta dei rifiuti del Comune di Genova, Amiu Genova, società con la quale CIAL collabora in maniera continuativa da diversi anni, presenterà un nuovo piano industriale per incrementare la raccolta differenziata.
Lo ha annunciato l’assessore comunale all’Ambiente Matteo Campora: “Sarà un piano articolato per incrementare la differenziata attraverso il porta a porta, un’azione di razionalizzazione delle campane e la progressiva sostituzione con bidoni presi lateralmente dai camion meccanizzati per la raccolta. Inoltre stiamo organizzando un piano di comunicazione per i cittadini per sensibilizzarli sull’importanza della differenziata e dell’economia circolare”.
Di seguito quanto riporta oggi il Secolo XIX.
Raccolta porta a porta in tutti i quartieri poco popolati, dove abitano circa 14.200 utenti. Cassonetti verdi dell’indifferenziato e marroni dell’organico monitorati elettronicamente in tutti gli altri, vale a dire circa 270 mila utenze partendo, quest’anno, dai Municipi Ponente, Centro Est e Medio Levante, arrivando a coprire tutta la città nel 2020. Ancora, una “pulizia” delle piazzole di raccolta, con incremento dei contenitori per la differenziata e riduzione di quelli per i generici, una collaborazione più ampia con i privati per la gestione della raccolta differenziata e la creazione d’un sistema di impianti, con un separatore e digestore a Scarpino e il revamping dell’impianto di via Sardorella.
Ecco gli elementi principali del nuovo piano industriale di Amiu, primo dell’era Bucci, che l’amministrazione si appresta a presentare alla cittadinanza. Una quarantina di pagine che, oltre a fungere da banco di prova per la giunta su un tema giocoforza prioritario, rappresentano il nuovo ed estremo tentativo di tirar fuori la città di Genova dall’emergenza in corso dall’autunno 2014, quando la discarica di Scarpino chiuse per gravi irregolarità ambientali.
La nuova strategia operativa di Amiu si inserisce, pur con importanti variazioni, nel solco di quanto già abbozzato dalla scorsa amministrazione. E si dà tre anni di tempo per cambiare definitivamente passo. La filosofia del piano è abbastanza semplice: ridurre i rifiuti a monte, mentre si crea un sistema per poter trattare tutto ciò che non viene “selezionato”.
Il piano per la raccolta differenziata è particolarmente aggressivo e prevede tre step. Nel 2018 la raccolta porta a porta già in atto in alcuni quartieri – con alterne fortune – sarà estesa a tutte le aree collinari e poco densamente popolate, considerate adatte. Altrove sarà introdotta per gradi la raccolta di prossimità ad accesso controllato. In soldoni, gli attuali cassonetti per rifiuti generici e organico saranno dotati di un coperchio accessibile soltanto con tessera personale, e terranno conto del numero dei conferimenti e del peso. I contenitori della differenziata resteranno ad accesso libero. L’idea è arrivare a costruire una tariffa personalizzata: chi supererà un numero prefissato di conferimenti di indifferenziato pagherà una Tari un po’ più alta. Chi resterà sotto una certa soglia pagherà di meno perché si presume “differenzi” di più.
La prima fase di questo piano, da completare entro il 2018, prevede un investimento di 4,5 milioni e il coinvolgimento di 92 mila utenze domestiche, oltre a 14 mila commerciali. L’anno dopo toccherà a Valpolcvera, Media Valbisagno e Levante (78 mila). Nel 2020 si passerà a Medio Ponente, Centro Ovest e Bassa Valbisagno (95 mila). In parallelo sarà messo ordine nelle 8.827 piazzole di raccolta, con la sostituzione dei contenitori della differenziata con carica dall’alto e la sistemazione degli ecopunti del centro storico, che si prevede di rendere accessibili solo ai possessori di tessera. Il piano prevede di sperimentare delle isole ecologiche itineranti e di potenziare il servizio di raccolta ingombranti.
Gli impianti
L’altra gamba su cui si regge il piano industriale è il nuovo sistema impiantistico, coerente con la cornice disegnata dalla Regione. Sono previsti, a Scarpino, un trattamento meccanico biologico (Tmb) da 100 mila tonnellate l’anno – serve per separare l’organico dal resto – e un biodigestore, per trattare l’organico, da 60 mila tonnellate. Per il 2018 è prevista una spesa di 200 mila euro per la sola progettazione dei due nuovi poli. Altri 700 mila sono invece previsti per adeguare, in termini di dimensioni ed efficienza, l’impianto di via Sardorella e di quello della Volpara, con interventi mirati per minimizzarne le emissioni maleodoranti.