Tonnellate di cibo vengono sprecate ogni anno in Italia. Non soltanto se si pensa al cibo acquistato e poi non consumato, ma anche e sopratutto agli scarti alimentari nella produzione oppure a quanto rimane, in scadenza, sugli scaffali dei nostri supermercati.
Un problema che di anno in anno sembra peggiorare, rappresentando non soltanto una questione morale ed economica, ma di fatto ambientale, anche perché, il più delle volte, il cibo non “consumato” ma sprecato è contenuto in imballaggi e contenitori che non finiscono nei corretti canali di raccolta differenziata.
Per questo motivo, il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, ha istituito Gli Stati Generali di Prevenzione dello Spreco Alimentare in Italia, organizzando una Consulta, in riunione oggi a Roma, con i massimi esponenti del settore food e dell’agroalimentare.
I rappresentanti della Consulta sono chiamati ad esprimere indicazioni e buone pratiche la realizzazione del “Pinpas” il Piano Nazionale di Prevenzione dello Spreco Alimentare di cui per la prima volta si dota l’Italia.
Il Pinpas è di fatto inserito nell’ambito del Piano Nazionale di Prevenzione dei Rifiuti Italiano adottato dal Ministero dell’Ambiente con decreto direttoriale del 7 ottobre 2013: per la prima volta l’Italia affronta in modo organico il problema degli sprechi alimentari, in sintonia con quanto indicato dalla Commissione Europea nella tabella di marcia verso un’Europa efficiente nell’impiego delle risorse.
Secondo il Rapporto 2013 sullo spreco domestico dell’Osservatorio Waste Watcher, ogni famiglia italiana butta in media circa 200 grammi di cibo ogni settimana. Il non spreco consentirebbe un risparmio complessivo di circa 8,7 miliardi di euro.
Secondo le ultime rilevazioni, inoltre, in un anno si potrebbero recuperare in Italia 1,2 milioni di tonnellate di derrate che rimangono sui campi, oltre 2 milioni di tonnellate di cibo dall’industria agro-alimentare e più di 300mila tonnellate dalla distribuzione.
Fra i suoi obiettivi primari il Pinpas riprende alcune richieste della Risoluzione 2012 del Parlamento Europeo: dimezzare lo spreco alimentare entro il 2025 e sollecitare l’istituzione dell’Anno Europeo contro lo spreco alimentare. Il piano ambisce a produrre soluzioni concrete ed efficaci in termini di riduzione alla fonte della quantità di cibo che finisce tra i “rifiuti” sul breve, medio e lungo periodo.
L’obiettivo è raggiungere entro il 2020 una riduzione del 5% dei rifiuti per unità di Pil dei rifiuti urbani, del 10% di quelli pericolosi e del 5% di quelli speciali.