L’olio usato per il tonno in scatola, o di altro pesce come lo sgombro e il salmone, si può usare come condimento o ingrediente: lo dice una ricerca della Stazione Sperimentale per l’Industria delle Conserve Alimentari (SSICA).
Secondo lo studio, commissionato da ANCIT (Associazione Nazionale Conservieri Ittici e delle Tonnare), all’interno della scatoletta il grasso mantiene intatti l’aroma, il sapore e le sue qualità organolettiche, e anzi subisce un aumento dei grassi polinsaturi, in particolare composti da acidi grassi Omega 3 (DHA) e di Vitamina D (colecalciferolo).
Questa scoperta può, nel suo piccolo, aiutare nella lotta agli sprechi alimentari: invece di scolare e smaltire l’olio come fosse olio esausto di frittura, lo si può riutilizzare in vari modi.
Secondo Francesco Visioli, Farmacologo e Docente di Nutrizione Umana all’università di Padova, “il riutilizzo più immediato è come ingrediente in cucina. Dobbiamo fare educazione con il consumatore e promuovere il corretto riutilizzo di quest’olio anche in termini di economia circolare. “L’olio della scatoletta è un alimento vero e proprio – commenta Luca Piretta, Gastroenterologo e Nutrizionista Docente di Allergie e Intolleranze Alimentari all’Università Campus Biomedico di Roma – sicuro, non degradato e non alterato, che rimane tale anche quando apriamo la scatoletta di tonno perché conserva i principi nutritivi, l’aspetto organolettico e addirittura si arricchisce di parte del DHA e dell’EPA che prende dal pesce”.
La società committente già prevede un ampliamento dell’indagine anche su altre conserve ittiche sott’olio, per le quali ci si attende un risultato simile e, nel caso di pesce azzurro come sardine e acciughe, un contenuto di acidi omega 3 anche superiore.
Ricordiamo che il tonno e altre conserve ittiche sono è venuti in scatolette di metallo (acciaio o alluminio) totalmente riciclabili.